Recentemente ho avuto modo di vedere questo video, che parla dell’immigrazione partendo dai luoghi comuni.
Alcuni espedienti retorici (immagino voluti) confermano questa mia impressione.
– gli stranieri hanno una storia personale, un lavoro, dei problemi
– gli italiani, a parte il pensionato, sono anonimi e servono solo come visualizzazione del “pregiudizio”
– gli stranieri sono adulti lavoratori, gli italiani sono ragazzi, alcuni dichiaratamente non lavoratori
– viene preso in causa un esperto di lavoro e immigrazione (italiano) il cui unico ruolo nel video è sbugiardare le affermazioni dei ragazzi di cui sopra. Il meccanismo regge bene perché i ragazzi sono volutamente “italiani che hanno dei pregiudizi”, non delle persone (vedi sopra) né tantomeno un campione statistico. Ad un certo punto ho avuto il sospetto che i ragazzi fossero prezzolati per rispondere in un certo modo.
I dati che vengono mostrati sono parziali senza saperlo: mentre più avanti ci viene spiegato come l’immigrazione clandestina avviene, non viene detto che i clandestini delinquono molto più dei regolari (28 volte di più secondo Luca Ricolfi, “Illusioni Italiche”) e questo, unito alla storica xenofobia italica e soprattutto alla crisi economica, altera notevolmente la percezione del problema e sfocia rapidamente in razzismo.
L’effetto complessivo che ho avuto dal video è “la colpa non è degli stranieri, è degli italiani che sono razzisti”; in pratica anziché eliminare un pregiudizio sembra che se ne voglia creare un altro, cosa che non credo proprio fosse l’obiettivo di chi ha realizzato il video.
Non ho idea di come gestire le frizioni etniche e sociali che inevitabilmente l’immigrazione comporta, ma sicuramente la creazione e l’equa divisione di ricchezza e benessere sono la via maestra per eliminare i pregiudizi. Anche smontare in maniera razionale quelli che sono i pregiudizi può essere utile, ma deve essere fatto in maniera rigorosa: l’immigrazione è un problema anche e soprattutto perché non riusciamo a controllare il flusso di irregolari e ci illudiamo di farlo agendo sui regolari.
Infine una nota personale. Credo che l’immigrazione sia una grande risorsa per un paese come l’Italia ammalato di nostalgia. Quando il nostro passato non sarà una gloria da mostrare ma una vergogna, forse riusciremo ad uscire dal pantano in cui ci troviamo da una generazione. Questo però è un altro discorso, che merita un approfondimento altrove.